In aggiunta alla decisione della Commissione, arrivata a inizio marzo, di sospendere la cooperazione con le entità russe in materia di R&I, l’EFRI, il Forum strategico europeo per le infrastrutture di ricerca, ha suggerito ai principali laboratori europei di sospendere i progetti in corso con la Russia e la Bielorussia, e di interrompere la pianificazione di future collaborazioni. Sulla stessa linea d’azione l’organo di governo del CERN, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare ha deciso di rimuovere lo status di osservatore della Russia, nonché i futuri progetti di ricerca. Anche l’Agenzia spaziale europea ha annunciato l’interruzione del programma ExoMars – concepito in stretta collaborazione con l’agenzia russa Roscosm – il cui lancio era pianificato per il 2022. Non è invece chiaro se ci saranno conseguenze sulla partecipazione russa al progetto ITER, la più importante iniziativa di ricerca internazionale sulla fusione nucleare. Tra i sette paesi fondatori, oltre alla Russia, figurano infatti anche Cina e India, al momento neutrali rispetto alla guerra in Ucraina, e non è al momento chiaro se l’accordo di collaborazione preveda o meno clausole per l’esclusione di uno dei firmatari.
Nel frattempo, la comunità scientifica europea prova a mobilitarsi a sostegno di studenti e ricercatori ucraini. Tra le principali iniziative nate in rete, figura Science for Ukraine , coordinata dai ricercatori dalla Cost Action nep4dissent.eu e raccolta attorno al profilo twitter @Sci_for_Ukraine e all’hashtag #ScienceforUkraine. È stato attivato anche l’elenco dei laboratori scientifici che offrono supporto e fondi di finanziamento agli scienziati e alle scienziate ucraine, in aggiornamento continuo su Labs supporting Ukrainian Scientists. Le iniziative di cooperazione e sostegno nella comunità scientifica si moltiplicano a tutti i livelli: anche il Ministero dell’Università e della Ricerca italiano ha attivato borse di studio e offerte di alloggio per studenti, professori e ricercatori ucraini.