I leader dell’UE stanno valutando la possibilità di fissare un obiettivo per la spesa pubblica e privata per la ricerca e l’innovazione che raggiunga il 4% del PIL, anche se hanno tagliato i bilanci nazionali per la ricerca e non mostrano segni di voler raggiungere l’attuale obiettivo del 3%.
L’obiettivo è incluso nella bozza della “Dichiarazione di Budapest sul nuovo accordo europeo per la competitività”, la cui versione finale sarà pubblicata dopo la riunione informale dei capi di Stato e di governo che si terrà in Ungheria l’8 novembre.
I diplomatici hanno dichiarato che il documento, datato 24 ottobre, è la prima bozza. Il testo finale sarà influenzato dai commenti degli Stati membri e potrebbe includere una cifra o un calendario diversi, o addirittura abbandonare del tutto l’obiettivo del 4%.
Nei primi anni duemila i Paesi dell’UE avevano fissato l’obiettivo di spendere il 3% del PIL in R&S entro il 2010, ma poi l’obiettivo è stato posticipato al 2030. Nel 2022, la spesa in R&S nell’UE era pari al 2,27%, e solo quattro Paesi hanno superato il 3%: Svezia, Belgio, Austria e Germania. Nel frattempo, la Corea del Sud ha registrato il 5,21% e gli Stati Uniti il 3,59%.
Nelle conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 17 e 18 aprile scorsi, i leader dell’UE hanno chiesto per la prima volta un “accordo europeo sulla competitività”, che comprenda azioni sul mercato unico, l’Unione dei mercati dei capitali, la ricerca e l’innovazione.
Inoltre, raggiungere l’obiettivo del 4% richiederebbe anche un budget significativamente maggiore per il prossimo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione, il 10° PQ. Nello specifico, i 220 miliardi di euro suggeriti dal rapporto Heitor sono un contributo realistico e necessario per raggiungere l’obiettivo del 4% e un banco di prova per la serietà politica dell’ambizione del 3% formulata due decenni fa.