La ricerca – pubblicata sull’International Journal of Obesity e coordinata da Saverio Cinti dell’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con Alessandra Valerio, dell’Università di Brescia, e con Enzo Nisoli, dell’Università Statale di Milano – si basa sul rilevamento di embolie gassose nei tessuti di persone obese positive al covid. L’ipotesi è che la presenza del virus nell’organismo favorirebbe la morte di un gran numero di cellule adipose, maggiore di quello finora osservato nelle infiammazioni del tessuto adiposo tipiche delle persone obese. Le goccioline grasse si accumulano fra le cellule stimolando una risposta infiammatoria che cerca di eliminarle per riportare il tessuto in condizioni normali. Il motivo per cui il virus si comporta così, osserva la prof.ssa Valerio, è dovuto alla presenza del recettore Ace2 sul tessuto adiposo, al quale si aggancia la proteina Spike, l’arma con cui il virus entra nelle cellule.