Diagnosi precoce dell’Alzheimer: la bresciana Diadem nata in Università

Diadem, nata vent’anni fa nelle aule dell’Università degli Studi di Brescia, si è trasformata da spin-off universitaria a società per azioni, rappresentando un’importante tappa di crescita.

I fondatori di Diadem possono, inoltre, ora avvalersi anche del supporto di Cassa depositi e prestiti per completare il lancio del loro sistema «prognostico» per la malattia di Alzheimer.
Secondo la Food & drug administration (l’agenzia statunitense che al pari dell’Ema in Europa, assicura l’efficacia dei farmaci e dei dispositivi medici) si tratta
del primo test del sangue con questa peculiarità al mondo. La paternità di questo «biomarcatore» va al team di ricerca bresciano guidato dai professori Daniela Uberti e Maurizio Memo, capace non solo di creare un test – registrato con il nome AlzoSure Predict – non invasivo in grado di individuare precocemente e con un elevato grado di accuratezza il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer, ma pure di trasformarlo in una realtà imprenditoriale

La storia AlzoSure Predict nasce a inizio secolo nei laboratori del Dipartimento di Medicina Molecolare e Transazionale dell’Università di Brescia. Il primo brevetto risale al 2003, la costituzione di una spin-off univeristaria nel 2012, un secondo brevetto nel 2014 e nel 2017 la formalizzazione in «start up innovativa» con l’ingresso nel capitale di Pankes Partner, che ha anzitempo considerato Diadem una delle PMI più promettenti nel campo delle biotecnologie.  A inizio mese, inoltre, la Banca europea per gli investimenti ha concesso a Diadem un finanziamento di 7,5 milioni di euro. Infine, l’assemblea dei soci di Diadem, oltre a deliberare la trasformazione in società per azioni, ha aperto il capitale sociale a Cassa depositi e prestiti, che fornirà alla realtà bresciana un ulteriore finanziamento di3 milioni per concludere il suo percorso di ricerca e quindi lanciare commercialmente AlzoSure Predict nel mondo.

Si prevede che la precisione del test e la sua capacità di individuare con almeno cinque anni di anticipo il rischio di sviluppare l’Alzheimer contribuiranno al conseguimento di una delle priorità dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che stima in oltre 10 milioni i nuovi casi di questa patologia diagnosticati ogni anno.

(Fonte: Giornale di Brescia)

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