È entrata nel vivo la riforma del sistema di valutazione della ricerca, avviata dalla Commissione lo scorso anno nell’ambito dell’attuazione dell’ERA policy agenda 2022-24 con l’obiettivo di superare un modello considerato troppo sbilanciato a favore di indicatori quantitativi e metrici. Dopo l’avvio del gruppo di lavoro – istituito per raccogliere input e formulare una proposta di riforma e composto da 20 organizzazioni rappresentative del mondo R&I europeo – a inizio maggio il drafting team, formato da rappresentanti della European University Association (EUA) e di Science Europe, ha elaborato un progetto di accordo che propone di limitare gli eccessi di uso improprio della bibliometria nella valutazione della ricerca. L’obiettivo (e l’ambizione) della proposta di accordo è ridurre l’influenza di una serie ridotta di indicatori quantitativi sul processo di valutazione e integrare così un numero maggiore di criteri qualitativi, basati sul sistema di peer-review. L’accordo potrà essere sottoscritto dagli enti di ricerca su base volontaria. Sul tema è previsto inoltre, a breve, un pronunciamento degli Stati membri: le conclusioni dovrebbero essere adottate al Consiglio Competitività – Ricerca, previsto il 10 giugno in Lussemburgo (qui l’agenda preliminare). Il mondo universitario sembra nel complesso guardare favorevolmente all’accordo e al processo di riforma, mentre non mancano voci discordanti, soprattutto dal settore ricerca in Germania. Anche il Regno Unito pare muoversi in una direzione simile a quella europea, a seguito dei risultati del 2021 Research Excellence Framework.