Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha abbandonato ufficialmente l’Unione Europea, segnando l’inizio delle negoziazioni sulle relazioni future con l’Europa, incluse quelle in materia di ricerca e innovazione europea.
Fino alla fine del 2020, il Regno Unito entrerà in un periodo di transizione in cui le ripercussioni sul mondo accademico britannico saranno minime: i ricercatori potranno continuare a lavorare e viaggiare tra il Regno Unito e l’UE come prima e potranno continuare a fare domanda per i finanziamenti europei alla ricerca. Il vero nodo è capire come e se il Regno Unito potrà partecipare ai bandi di Horizon Europe, il prossimo programma quadro europeo dedicato a ricerca e innovazione.
Secondo un articolo pubblicato da Nature, la priorità da qui alla fine dell’anno sarà quella di stipulare un accordo commerciale con l’UE per evitare le conseguenze create da barriere commerciali che altrimenti entreranno in vigore dal 1° gennaio 2021 e qualsiasi accordo sulla partecipazione del Regno Unito al prossimo programma di R&I Horizon Europe dipenderà in larga parte dalla riuscita delle negoziazioni commerciali.
Tale partecipazione a Horizon Europe comporterà comunque un aumento dei costi per il governo che dovrà probabilmente fare i conti con un nuovo modello di adesione meno vantaggioso di quello corrente: il Regno Unito potrebbe quindi trovarsi a dover contribuire finanziariamente al programma secondo quanto effettivamente riceverà.
Un’altra clausola per la partecipazione a Horizon Europe sarà la garanzia di un sistema di visti agevolato per i ricercatori in entrata e uscita, una regola più flessibile rispetto a quanto vale attualmente per Norvegia e Svizzera, le quali devono permettere la piena libertà di circolazione delle persone, nonostante siano entrambi paesi extra-UE.
L’accordo di associazione a Horizon Europe dipenderà in gran parte anche dalla forma e dai contenuti definitivi del programma, non ancora stabiliti, e da altri tipi di accordi come quello sull’immigrazione.
Nel caso in cui il Regno Unito non riuscisse a trovare un accordo di associazione, la sua partecipazione potrebbe ridursi a quella riservata ai semplici “paesi terzi”: i ricercatori britannici potrebbero partecipare ad alcuni progetti finanziati dall’UE ma non come coordinatori e solo se il governo accetterà di coprirne i costi.
(Fonte: FIRST)