“Manca meno di un anno al lancio di Horizon Europe, il nuovo Programma Quadro dell’Unione Europea per la Ricerca e l’Innovazione, per il quale la Commissione ha proposto un budget di 100 Miliardi di Euro per il periodo 2021- 2027.
Il negoziato in corso tra Commissione, Parlamento e Paesi Membri deve ancora completare il puzzle: la dotazione finanziaria, la sua articolazione, le priorità delle “missions”, i rapporti con i paesi terzi, sono i principali tasselli mancanti. Ma gli obiettivi, la struttura, i contenuti scientifici e tecnologici e le modalità di implementazione sono ormai in larga misura definiti. Entro poche settimane prenderà forma il “Piano Strategico” con i principali indirizzi per i primi quattro anni; poi, entro l’estate saranno messi a punto i “Programmi di Lavoro” con i dettagli su priorità, risorse e modalità di realizzazione per il biennio 2021-2022; e si prevede che in autunno verranno annunciati i primi bandi di gara.
C’è ancora un po’ di tempo, quindi, ma non molto, per prepararsi a fare in modo che la partecipazione italiana al nuovo programma sia un successo all’altezza delle ambizioni del paese e delle aspettative della sua comunità di R&I.
I responsabili della Commissione amano ripetere che il nuovo programma rappresenta “un’evoluzione e non una rivoluzione” rispetto al passato. E indubbiamente sono molti gli elementi di continuità,cionondimeno sarà necessario tener conto in modo particolare degli aspetti di novità e attrezzarsi ad affrontare le sfide che alcuni di essi pongono al nostro sistema di R&I.
In primo piano c’è senza dubbio lo European Innovation Council,
dedicato principalmente all’innovazione “dirompente” volta
alla creazione di prodotti, processi e modelli di business capaci
di generare nuovi mercati (…). Un’altra novità è rappresentata dalle “missions”, che dovrebbero aggregare in maniera fortemente interdisciplinare un ampio ventaglio di soggetti intorno a obiettivi concreti e ambiziosi — come quello di debellare il cancro, o di liberare mari e oceani dalla morsa della plastica — entro un orizzonte temporale definito (…).
Analogamente, i grandi partenariati — in particolare le Joint
Technology Initiatives e le Knowledge and Innovation Communities — sono destinati a giocare un ruolo di primo piano in Horizon Europe; e la loro incidenza sul budget del programma sarà maggiore che per il passato. La buona partecipazione italiana nelle attuali JTI promette bene per il prossimo ciclo, in cui ci si attende una sostanziale continuità in termini di tematiche e di obiettivi.
Una novità da non sottovalutare è quella che riguarda i paesi che potranno associarsi a Horizon Europe pagando una “quota di iscrizione” che consentirà loro di accedere al programma — o ad alcune sue componenti — alla stregua dei Paesi Membri dell’Unione. Mentre finora questa prerogativa era riservata ai paesi europei extra-UE e ai paesi limitrofi, la proposta della Commissione prevede di estenderla all’insieme dei paesi industrializzati. Dal
momento che l’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere compatibili una proficua cooperazione internazionale e la tutela degli interessi europei, è lecito chiedersi se sia opportuno aprire alla partecipazione dei nostri principali concorrenti l’insieme del programma, comprese quelle parti che hanno per scopo precipuo il rafforzamento della competitività europea, come l’EIC; e a maggior ragione le misure mono-beneficiario, che per loro natura
promuovono la competitività ma non la collaborazione (…).
C’è un concetto che forse meglio di ogni altro sintetizza le ambizioni del nuovo programma, ed è quello espresso dalla parola “impatto”: l’obiettivo di far sì che le risorse di Horizon Europe, e le attività che ne scaturiranno, producano effetti tangibili sull’economia e sulla società europea, nel medio e nel lungo periodo (…).”
(Alessandro Damiani, Presidente APRE)