Il vertice straordinario dei leader UE del 20-21 febbraio – convocato dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel con l’obiettivo di sciogliere al più alto livello politico i nodi ancora irrisolti sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale – è terminato con un nulla di fatto. Il nuovo schema negoziale predisposto da Michel sulla falsariga della proposta della presidenza finlandese di dicembre scorso è rimasto vittima delle forti spaccature interne al Consiglio, diviso tra i paesi cosiddetti «frugali» (Austria, Danimarca, Finlandia e Olanda) – sostenitori di un bilancio limitato all’1% del reddito nazionale lordo dell’UE a 27 – e i 17 paesi «amici della coesione» – favorevoli, seppur con diverse sfumature, a un bilancio più ambizioso. Tutto da rifare, dunque: Michel dovrà presumibilmente convocare a breve un nuovo vertice straordinario, per evitare che un rinvio prolungato dell’accordo sul prossimo bilancio europeo possa compromettere l’avvio della programmazione 2021-27. Val la pena ricordare qui che il negoziato sul bilancio è reso particolarmente complesso dalla procedura di approvazione: il QFP è infatti adottato all’unanimità degli Stati Membri, mentre il Parlamento europeo può solo approvare o respingere in blocco la posizione del Consiglio (senza poterla emendare).