Il progetto, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (bando del 2017), è stato sviluppato dal consorzio Ecolight (consorzio il cui obiettivo è assicurare la gestione e lo smaltimento dei Raee – rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche), da Stena Recycling e dall’Università degli Studi di Brescia – Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale.
Il responsabile, professor Fabio Bignotti ed i professori Luciana Sartore e Francesco Baldi hanno gestito la programmazione delle ricerche ed il lavoro di analisi dei dati ottenuti. Fondamentale anche l’apporto dei tecnici, Gloria Spagnoli e Isabella Peroni, per i testi di laboratorio.
La ricerca, che ha comportato oltre due anni di lavoro, ha permesso di comprendere la differenza tra “plastica buona” da poter riciclare e plastica da buttare. L’esame delle componenti contenute nei piccoli elettrodomestici e nell’elettronica di consumo ha permesso di selezionare
la maggiore quantità di plastica riutilizzabile al fine di ridurre quella
da avviare agli inceneritori. Tale esame ha visto aumentare progressivamente la percentuale di plastica “leggera” (quelle riciclabili) rispetto a quella pesante (da inviare agli inceneritori).
Afferma il prof. Bignotti: “Essere capaci di recuperare la plastica non
basta. Bisogna che la plastica recuperata abbia delle caratteristiche tecniche sufficientemente buone da renderla commercializzabile. In caso
contrariodeve essere incenerita. La difficoltà maggiore è che nei vari elettrodomestici sono presenti molte plastichediverse, chedevono essere separate”
FONTE (GdB del 10/04/2020)