Il TAR del Lazio dà il via libera alle sperimentazioni sui macachi: bocciato il ricorso degli animalisti

Una sentenza molto importante è stata emessa dal TAR del Lazio che ha dato il via libera alla ripartenza della tanto discussa sperimentazione sui macachi, portata avanti dai ricercatori delle Università di Torino e di Pavia, dopo che era stata congelata dal Consiglio di Stato il 25 gennaio scorso a seguito di un ricorso presentato dalla Lega Antivivisezione contro una prima sentenza del Tribunale amministrativo regionale.

Per gli scienziati questa  sentenza è un “importante riconoscimento del valore della ricerca scientifica“.

La ricerca, condotta nell’ambito del progetto LightUp, autorizzato dal comitato etico del Consiglio Europeo della Ricerca, dall’organismo preposto al benessere animale dell’Università di Parma, e dal Mministero della Salute, deve riprendere.

Lo studio, che ha lo scopo di trovare meccaninsimi neruali e trattamenti per il recupero visivo di persone che hanno una parziale cecità dovute a lesioni cerebrali e non dell’occhio (come traumi o icuts), non può prescindere dal modello animale e in particolare dai primati per poter traslare in futuro i risultati sugli umani. Una specie di fisioterapia, che, però, per gli occhi non esiste e che, quindi, necessita, per poter applicare nuove terapie sull’uomo, di testarle prima sugli animali.

Non c’è evidenza, infatti, al momento, dell’”esistenza di metodi alternativi impiegabili in sostituzione del modello animale”.

La LAV afferma di non volersi fermare, ricorrendo al Consiglio di Stato, ma i giudici amministrativi hanno respinto anche le contestastazioni degli animalisti sul trattamento degli animali nel laboratorio dell’Università di Pavia. Si afferma, infatti, in un verbale di sopralluogo dei Nas: “Tutti gli animali sono in apparente buono stati di salute. Tutte le gabbie sono dotate di corde, trapezi, palle, lettiera in corteccia (…) L’alimentazione prevede mangime completo secco integrato con frutta fresca, secca, verdure e succhi”.

FONTI: Il Fatto Quitidiano del 2 giugno 2020; Repubblica del 3 giugno 2020

 

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