I viaggiatori che, dalle destinazioni di tutto il mondo, rientrano malati in Europa, portano con sé importanti informazioni sull’insorgenza e sulle manifestazioni cliniche delle malattie infettive che possono aver contratto durante i viaggi. Da più di vent’anni, nell’ambito della rete mondiale di sorveglianza sentinella delle malattie infettive GeoSentinel, i dati sulle infezioni legate ai viaggi che si manifestano in Europa sono raccolti all’interno di EuroTravNet. Si tratta di una collaborazione tra 25 cliniche europee di medicina di viaggio, la maggior parte delle quali collegate ad ospedali accademici, tra queste la Clinica di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi di Brescia – ASST Spedali Civili di Brescia che ne è componente fondatore.
Il Prof. Francesco Castelli, Ordinario di Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Brescia e Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive degli Spedali Civili di Brescia, già membro dello Steering Committe di EuroTravNet, è tra gli autori, insieme ai colleghi di tutta Europa, dell’articolo di M.P. Grobusch et al., Travel-related infections presenting in Europe: A 20-year analysis of EuroTravNet surveillancedata, The Lancet Regional Health – Europe (2020), https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2020.100001), pubblicato lo scorso 21 dicembre.
L’articolo, la più completa sorveglianza sentinella delle malattie infettive di importazione pubblicata fino ad oggi, riassume i risultati di oltre 100.000 viaggiatori malati, dei quali il 10% migranti, trattati tra il 1998 e il 2018. Negli ultimi vent’anni il numero di viaggiatori di ritorno registrati all’interno della rete è aumentato costantemente.
“In un mondo sempre più popolato e globalizzato, dove si registravano in epoca pre-Covid19 poco meno di 1,5 miliardi di viaggiatori internazionali ogni anno, la possibilità che persone, animali, merci possano trasportare involontariamente infezioni non presenti in un altro territorio è oggetto di attenzione da parte delle Autorità sanitarie di tutti i Paesi” afferma il Prof. Castelli. “La diffusione della attuale pandemia di infezione da SARS-Cov-2 ne è la tragica testimonianza”.
La sorveglianza sentinella rappresenta un importante strumento epidemiologico per registrare e analizzare le tendenze nel cambiamento dell’epidemiologia delle malattie infettive in tutto il mondo, aiutando i medici nella diagnosi e nel trattamento dei loro pazienti e informando le autorità sanitarie pubbliche sulle tendenze epidemiologiche delle malattie infettive importate.
Nel periodo oggetto di studio, l’analisi del profilo delle infezioni di importazione ha consentito di evidenziare un aumento progressivo delle infezioni di importazione trasmesse da vettori, ciò che richiede una particolare attenzione per la presenza nel sud dell’Europa di specie di zanzare potenzialmente in grado di trasmettere a loro volta la infezione.
Se i disturbi gastrointestinali rappresentano la ragione più frequente per fissare un incontro con un medico dopo il rientro da un viaggio, la malaria, che si manifesta in più del 5% di tutti i pazienti, rimane la malattia parassitaria più frequente. Il rischio di morire di una malattia infettiva importata, se diagnosticata e trattata tempestivamente, è nel complesso limitato: la rete ha contato 44 decessi, equivalente allo 0,04% di tutti i casi in un periodo di 20 anni. La malaria rimane comunque la causa di morte più frequente.
Una ulteriore osservazione riguarda l’aumento negli ultimi vent’anni delle esposizioni ai morsi di animali (soprattutto cani e gatti randagi, che portano a casi sospetti di esposizione alla rabbia).
I risultati dello studio evidenziano con chiarezza come le informazioni fornite dai viaggiatori di ritorno siano d’aiuto per migliorare le raccomandazioni alle persone che si preparano per intraprendere un viaggio e dimostrano altresì la necessità di formazione continua del personale sanitario per poter diagnosticare le infezioni di importazione.