La guerra in Ucraina sembra aver accelerato l’evoluzione dell’approccio geopolitico della Commissione – ribadito più volte a parole, ma di difficile concretizzazione – anche sul fronte della cooperazione scientifica e tecnologica. Come sottolineato dal capo negoziatore della DG R&I per gli accordi con i Paesi terzi – Signe Ratso – l’instabilità del contesto internazionale spinge a rafforzare la cooperazione con i partner più vicini e simili in termini valoriali (oltre al Giappone, hanno avviato colloqui propedeutici all’associazione a Horizon Europe anche il Canada, la Nuova Zelanda e la Corea del Sud). Una linea rimarcata dalla stessa presidente dell’ERC – Maria Leptin – intervenuta al World Economic Forum di Davos per parlare di globalizzazione e scienza: secondo Leptin, le nazioni che non condividono i valori europei in tema di ricerca e innovazione – e che non garantiscono reciprocità nella collaborazione S&T – devono essere esclusi dagli accordi di cooperazione. Parole e azioni che paiono quindi definirsi un approccio strategico anche nella definizione degli accordi scientifici e nella selezione dei relativi partner. Le recenti dichiarazioni a margine dei negoziati con il Regno Unito ne danno conferma: la sospensione del processo di associazione britannico a Horizon non è tanto legato a questioni tecniche, ma è dovuta ad una precisa volontà politica da parte europea.