Il ministro per la ricerca britannico George Freeman ha recentemente visitato Bruxelles per discutere l’associazione del Regno Unito a Horizon Europe, prevista dal protocollo stipulato nell’ambito dell’accordo complessivo post-Brexit, e rallentata, come noto, dalla disputa sulla questione nord-irlandese. Le recenti dichiarazioni a margine dei negoziati con il Regno Unito hanno infatti confermato che la sospensione del processo di associazione è dovuta ad una precisa volontà politica da parte europea – un approccio che verrà inevitabilmente rafforzato dalla decisione del governo Johnson di procedere a modifiche unilaterali del protocollo nord-irlandese. Il ministro Freeman, pur confermando la volontà del Regno Unito di proseguire con l’associazione, si è detto pronto a valutare una soluzione alternativa se la situazione non dovesse sbloccarsi entro autunno.
L’incertezza sull’esito dell’associazione ha infatti compromesso le collaborazioni scientifiche tra le due parti, costringendo i ricercatori stabiliti nel Regno Unito a scelte difficili. Le prime vittime dello stallo sono stati i borsisti ERC. L’agenzia europea ERCEA ha infatti invitato i ricercatori stabiliti nel Regno Unito a individuare una destinazione alternativa in Europa per beneficare della prestigiosa borsa; pena l’impossibilità di ricevere il finanziamento. Fortemente penalizzati anche i progetti collaborativi a guida britannica presentati nelle tornate del 2021: le regole di Horizon non consento infatti a organizzazione basate nei paesi terzi di ricoprire il ruolo di coordinatore nei progetti. Per salvare le attività di ricerca ed evitare di perdere il finanziamento aggiudicato, numerose istituzioni britanniche hanno rinunciato al coordinamento – tra mille difficoltà burocratiche – e rimpiazzato il finanziamento europeo con quello nazionale. Si tratta tuttavia di una soluzione temporanea che non ripaga i danni reputazionali, dato che rinunciare a una borsa ERC o ad un coordinamento significa perdere una prestigiosa opportunità di carriera. La perdita di reputazione e appetibilità sarebbe difficile da colmare con un programma alternativo di impianto nazionale: il governo del Regno Unito ha infatti annunciato un piano da 15 miliardi di sterline modellato secondo la struttura di Horizon Europe che appare però debole sul piano delle opportunità di collaborazione internazionale.