L’Università degli Studi di Brescia ha brevettato una delle tecnologie più promettenti e sostenibili per ricavare materie prime dagli scarti. Il merito della scoperta va al laboratorio di chimica per le tecnologie,
guidato dalla prof.ssa Elza Bontempi.
Il brevetto chiamato “Metodo di recupero di materiali da rifiuti o scarti tramite processo carbotermico
migliorato” è stato depositato dall’Università degli Studi di Brescia insieme al Consorzio Interuniversitario
Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM), e in collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Il brevetto si è inoltre aggiudicato la vittoria nella usCritMOOC business idea competition on Critical Raw
Materials, competizione organizzata da EIT RawMaterials, consorzio europeo di eccellenze nel campo delle
materie prime.
Il progetto si basa sull’estrazione carbotermica a microonde a bassa energia di materie prime critiche. Ha
mostrato ottimi risultati sul recupero del fosforo da scarti di biomasse come la pollina, che si ottiene dal
reciclaggio per il trattamento delle deiezioni degli allevamenti avicoli, e le ceneri dei fanghi di depurazione.
In queste ultime si concentra oltre l’80% del fosforo scaricato nelle acque di rifiuto urbane. Dalle batterie al
litio esauste, invece, si possono estrarre materiali preziosi come litio e cobalto.
Si tratta di materie prime molto importanti dal punto di vista economico. Stanno alla base della tecnologia
moderna ma l’approvvigionamento è sempre più difficile e rischioso. Per questo motivo trovare il modo per
ricavarle dagli scarti è una soluzione interessante oltre che utile. Riuscire a estrarre queste materie apre
quindi degli scenari interessanti per il futuro.
Elza Bontempi, una delle autrici, assieme a Laura Eleonora Depero, Ario Fahimi e Patrizia Frontera, ha
ribadito l’impegno costante dell’Università di Brescia nel campo delle tematiche individuate dal PNRR
(Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), in particolare riguardo a rivoluzione green e transizione ecologica.