La ricerca italiana, come la luna, continua ad avere due facce. Quella in primo piano ci dice che restiamo ai vertici in Europa per la capacità dei nostri giovani ricercatori di attrarre fondi Ue. E la conferma arriva dalle statistiche diffuse dall’European Research Council sugli ultimi starting grant (cioè i finanziamenti a inizio carriera, ndr) che danno i nostri connazionali al secondo posto per finanziamenti ricevuti. Ma se l’attenzione si sposta al Paese host, dove cioè i vincitori porteranno la borsa e lo staff diventiamo quinti: eccola la faccia nascosta della luna che continua a rimanere tale di bando in bando dell’Erc.
Da secondi a quinti
Fatta la duplice premessa, da un lato, che il finanziamento dell’European Research Council supporta la ricerca d’avanguardia in un’ampia gamma di settori (scienze della vita, fisica, scienze sociali e umanistiche) e, dall’altro, che la sovvenzione aiuterà i ricercatori alle prime armi a lanciare i propri progetti, formare i propri team e perseguire le idee più promettenti passiamo ai numeri. Ebbene su 494 cervelli premiati gli italiani sono 61. A precederci sono solo i 94 tedeschi. Dietro di noi arrivano i francesi (44), gli spagnoli con 36 grant, gli israeliani con 30.
Se invece si guarda al numero di progetti vincitori ospitati gli equilibri si modificano: l’Italia scende al quinto posto, con 41 progetti accolti in istituzioni della Penisola, mentre resta salda al primo posto la Germania con 98 progetti. Secondi i Paesi Bassi (51), e a stretto giro il Regno Unito (50) e la Francia (49). Solo dopo arriviamo noi con 41 che, tradotto in risorse, significa 61,5 milioni di finanziamento su quasi 780 complessivi. Meno dell’8 per cento. Un po’ poco se consideriamo che in genere dei vari grant assegnati dall’Erc gli starting sono quelli che ci vedono brillare di più.
(Fonte: Scuola 24 di Eugenio Bruno)