L’incontro fra robotica e medicina, viaggia sempre più veloce. In città, un team di neurochirurghi e ingegneri dell’Università degli Studi di Brescia e degli Spedali Civili sta sviluppando un sistema che consente a un braccio robotizzato di facilitare le operazioni obbedendo semplicemente ai movimenti della testa del medico. «È un sistema di robotica collaborativa – spiega il prof. Fabio Tampalini, referente del Laboratorio di Robotica Avanzata del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione -, che vogliamo applicare alla neurochirurgia endoscopica transnasale del basicranio», cioè a tutte quelle operazioni che si avvalgono di uno strumento di visualizzazione (l’ endoscopio) per accedere al bersaglio chirurgico attraverso cavità naturali (in questo caso la cavità nasale) e trattare così patologie della base cranica, tumori compresi in 15 mm. «Spesso sono interventi da 6-8 ore – commenta Francesco Doglietto, neurochirurgo che ha dato il via al progetto -, e lo spazio in cui si opera è minimo, di solito 15 millimetri. Dunque molto stancanti e con un alto rischio di intralciarsi a vicenda con gli strumenti». Da qui l’idea, partita da Toronto, passata dalla Germania e approdata a Brescia, di sostituire l’otorino con un robot. Al momento il sistema è stato testato, con successo, sui manichini in laboratorio mentre in sala operatoria sono stati fatti 20 interventi con un robottino di prova comandato da un pedale. «I vantaggi di questo sistema sono tanto più evidenti quanto più gli interventi sono complicati – conferma Doglietto. L’obiettivo adesso è portare tutta l’innovazione nella realtà. Per farlo, il team progetta di inglobare gli accelerometri della Wii in un dispositivo indossabile dal chirurgo, come un paio di occhiali. A quel punto il passo verso il robot neurochirurgo sarà ancora più breve.
(foto di Stefano Nicoli)