Science|Business ha analizzato e ricostruito la disputa attualmente in corso a Bruxelles relativa alle modalità di pagamento che l’Unione europea utilizza per remunerare i ricercatori dei paesi orientali e occidentali che partecipano ai progetti europei.
Nella maggior parte dei casi la Commissione rimborsa le università e gli altri organismi in relazione a quanto normalmente vengono pagati gli scienziati nei loro paesi, e considerate le disparità economiche presenti in Europa, ci sono evidenti squilibri: in media 3.240 € al mese spettano ai ricercatori nei paesi più poveri, generalmente dell’est, contro i 5.260 € negli stati più ricchi dell’area nord-ovest.
Nonostante alcuni membri sostengano che il fatto in sè non sia rispettoso, aggiungono che non si può utilizzare un programma di ricerca europeo per risolvere un problema economico nazionale, che ricadrebbe invece nell’ambito dei finanziamenti per una politica di coesione.
Gli attori europei dominanti nel settore ricerca e sviluppo – Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Paesi Nordici – identificano la loro principale missione nel rafforzamento di scienza, tecnologia e competitività a livello europeo: ed hanno inoltre aiutato a strutturare il programma quadro per raggiungere questo fine. Il fatto che le loro università e aziende siano anche i principali beneficiari è il prodotto di decenni di ingenti investimenti nazionali nell’area R&D.
Dall’altra lato, molti paesi europei dell’Est – quali Slovacchia, Romania, Polonia e Ungheria – vedono il pay gap come un’ulteriore spinta alla fuga di cervelli verso i paesi più occidentali. Complessivamente i 13 paesi più orientali che hanno aderito all’UE dal 2004 ricevono il 4.8% dei finanziamenti totali, pur rappresentando il 17% della popolazione europea. Inoltre, dopo la Brexit, potrebbero veder ridotte le sovvenzioni per l’agricoltura e la politica di coesione.
(Fonte: FIRST)