La ricerca, condotta dalla prof.ssa Elza Bontempi, rappresenta uno dei primi importanti contributi allo studio della pandemia. Lo studio sostiene che le maggiori concentrazioni di Pm10 non possano essere associate direttamente ai casi di infezione da Covid 19, per il semplice fatto che dal 10 febbraio a fine marzo, nel periodo tragico dei tantissimi contagi e decessi giornalieri tra Brescia e Bergamo, le concentrazioni di particolato fine erano ben maggiori in altre province lombarde e non solo. Il record di giornate con particolato fuorilegge appartiene infatti ad Alessandria e Torino, dove – tenendo conto della minore densità di popolazione – il Covid si è diffuso molto meno che nelle due città lombarde. Il particolato fine può quindi essere riconosciuto come un fattore di stress cronico che rende la popolazione più vulnerabile ad un’epidemia, ma non ha agito da veicolo del virus.