La prestigiosa rivista Biomaterials Science, edita dalla Royal Society of Chemistry, ha pubblicato, nel numero di gennaio e ripreso in quarta di copertina, un articolo a firma di ricercatori del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, coordinati dal Prof. Paolo Bergese. Ad essere prospettata per la prima volta è una visione sistematica e in chiave nanotecnologica delle particelle di dimensione nanometrica (1-500 miliardesimi di metro) secrete dalle cellule (“the nanostructured secretome”). Queste minute particelle, soffici e naturali, fra cui spiccano le vescicole extracellulari, popolano i fluidi biologici e, adeguatamente comprese e manipolate, possono marcare un nuovo affascinante paradigma nel campo dei nanomateriali, con ricadute che spaziano dalle scienze di base alla medicina.
Al centro del lavoro, inserito nell’ambito del progetto europeo evFOUNDRY e con il contributo dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, il ruolo di queste nanoparticelle nei meccanismi di comunicazione fra le cellule e la loro applicazione come sistemi per la veicolazione mirata di molecole farmaceutiche o di acidi nucleici (terapia genica), come agenti terapeutici “cell-free” in medicina rigenerativa o come vaccini. Inoltre, dato il loro ricco e complesso profilo composizionale direttamente collegato al fenotipo e alla condizione delle cellule genitrici, esse promettono un salto di qualità in campo diagnostico, aprendo una nuova via per la biopsia fluida. Applicazioni interessanti si profilano anche in campo nutraceutico e cosmeceutico. Sul lungo periodo, ci si aspetta che queste nanoparticelle contribuiscano in modo sostanziale allo sviluppo di una nuova nanotecnologia, basata sull’integrazione di componenti naturali e sintetici.